Infermiera positiva indagata per epidemia colposa .
E’ quanto è successo a Modica, in Sicilia. La donna lavorava all’interno dell’ospedale Maggiore di Modica, laboratorio analisi. La donna, trovata positiva al COVID-19 è inserita nel registro degli indagati dalla procura di Ragusa. Quello da accertare è se la donna era consapevole dei sintomi dell’infezione e se volontariamente si è recata a lavoro. Dopo la conferma della sua positività l’intero reparto è stato sottoposto alla sanificazione. Dai tamponi eseguiti successivamente non è emerso nessun collega dell’infermiera positivo. L’infermiera positiva è dunque indagata per epidemia colposa.
Il reato è previsto dall’articolo 625 c.p. Affinché si configuri tale reato occorrono due elementi:
-una diffusione del contagio imperito, imprudente, negligente, ossia il soggetto sapeva di essere contagiato ma non ha attuato tutte le accortezze necessarie per non trasmettere il virus;
-Il soggetto è venuto meno al vademecum in materia di trasmissione del contagio, in questo caso, quello del MInistero della Salute.
Seguendo una tesi restrittiva, non incorre nel reato di epidemia colposa chiunque, in qualsiasi modo, provochi un’epidemia. come ad es. chi, sapendosi affetto da male contagioso, si mescoli alla folla pur prevedendo che infetterà altre persone. Infatti, la norma non punisce chiunque cagioni un’epidemia, ma chi la cagioni mediante la diffusione di germi patogeni di cui abbia il possesso, anche “in vivo” (animali di laboratorio), mentre deve escludersi che una persona, affetta da malattia contagiosa abbia il possesso dei germi che l’affliggono. (Cass. pen., IV, 12-12-2017, n. 9133).
Spetterà al giudice, dunque, stabilire se l’Infermiera positiva indagata per epidemia colposa sia colpevole o meno.