Irene Pivetti sequestro da 30 milioni di euro per mascherine false importate dalla Cina
Aspettando il discorso del Presidente Conte di questa sera e la parziale riapertura, fanno molto discutere ancora le mascherine. E’ ormai certo che si andrà verso una loro regolamentazione del prezzo sancita direttamente dallo Stato per evitare speculazioni.
Da un sequestro di mascherine vendute in una farmacia di Savona con marchio CE contraffatto è iniziato tutto. Altre mascherine in arrivo dalla Cina sono state bloccate a Malpensa per lo stesso motivo. Indagando a ritroso, ossia cercando di capire quale società stesse effettivamente distribuendo le mascherine nel territorio Italiano, si è arrivati alla Only Logistics Italis srl, la cui amministratrice delegata è l’ex presidente della camera Irene Pivetti.
L’ammontare del sequestro è di 30 milioni di euro. Una parte delle mascherine FFp2 poteva, secondo l’accordo con la protezione civile, essere venduta a privati. Così le farmacie le acquistavano e le rivendevano con rincari fino al 250%.
La struttura commissariale del governo per emergenza prevede ora norme rigide per limitare i rischi di truffe: le forniture di mascherine vengono pagate alla consegna. Il contratto della società di Pivetti prevedeva invece il 60% di pagamento anticipato e il 40% alla consegna: “Il contratto con la mia società era stato firmato con la Protezione civile: le regole erano quelle, poi sono cambiate. Io ho rispettato tutto, e quell’operazione era pure in leggera perdita per me”, spiega l’ex presidente.
“Abbiamo rispettato tutto. La mia società ha iniziato a importare questa partita sulla base della legislazione prevista dal decreto-legge del 2 marzo, che poi è stata recepita in senso assai restrittivo nel Cura Italia“, dichiara al Corriere della Sera.
I reati imputati alla società sono di violazione dell’articolo 515 del codice penale , ossia quello relativo al TENTATIVO DI FRODE IN COMMERCIO E DETENZIONE DI PRODOTTI CON MARCATURA CE CONTRAFFATTA.
“Noi abbiamo rispettato quanto previsto dal contratto con la Protezione civile, soltanto che poi le regole sono cambiate in corsa, affidando all’Inail la competenza di certificare i dispositivi di protezione”, afferma. Sono 10 anni che lavoro con la Cina: abbiamo grandi uffici e ampi spazi commerciali, un business poi strozzato dal Coronavirus. E grazie a queste relazioni ho pensato che avrei potuto dare una mano al mio Paese: che deficiente sono stata, ma lo rifarei”, aggiunge l’ex Presidente, che si sente presa di mira per il suo cognome.
Ho dato mandato ai legali della mia società, e al mio personale, per difendere l’onorabilità del mio nome, e del mio marchio”. Lo sottolinea Irene Pivetti.