Coronavirus, nei centri commerciali termoscanner, mascherine, vigilanza, contingentamento, spazi ampi e sanificazioni. Sarà così caratterizzata la fase 2 nel centri Commerciali.
Il presidente del Consiglio nazionale dei Centri commerciali, Massimo Moretti sottolinea “Noi dobbiamo riaprire completamente, a partire dal 18 maggio con aperture delle altre attività al dettaglio, e poi dal 1° giugno con ristoranti e altri servizi come i parrucchieri, come da Dpcm. Innanzitutto perché siamo stati aperti nella fase più acuta della pandemia e non siamo stati ricettacolo di aumento del virus, ci siamo comportati bene, ci siamo dati regole di comportamento efficaci e questo ci deve essere riconosciuto”.
I centri commerciali sono molto più sicuri di altri luoghi per Moretti e la ragione sono svariate. Ci sono ampi spazi, sia interni che esterni. Questi consentono alle persone di non accalcarsi e fare acquisti in sicurezza.
C’è una gestione unitaria dei centri commerciali che sa governare il sistema.
Ci sono le risorse su pulizie, vigilanza e sistemi informatici già operativi. Nei negozi c’è il conta persone e quindi è possibile sapere già quante persone possono entrare sulla base delle norme e limitare l’ingresso.
Un gruppo di esperti ha emanato un documento per stabilire le linee guida per la riapertura degli spazi commerciali. Sono regole per tutelare la salute dei lavoratori e dei clienti. Tali disposizioni si aggiungono a quelle già dettate dalle normative di legge e dalle prescrizioni locali.
Ci saranno percorsi obbligati sin dai parcheggi per gestire i flussi di persone. Ogni persona avrà a disposizione 10 metri quadri.
Saranno posizionati termoscanner agli ingressi per misurare la temperatura e si verificherà che ogni visitatore abbia la mascherina. Senza la protezione della mascherina l’ingresso al centro commerciale sarà interdetto.
La struttura sarà sanificata e igienizzata giornalmente, ed anche i filtri dell’aria saranno oggetto di manutenzione straordinaria.
“In questo momento -spiega Moretti- la stragrande maggioranza dei centri commerciali in Italia è aperta, ma 3 negozi su 4 sono chiusi, con 300-400mila persone in cassa integrazione. La situazione è drammatica, anche perché per tenere aperte le attività che all’interno dei centri forniscono servizi essenziali come gli alimentari, tabacchi, edicole, ottici, farmacie, le società hanno dovuto sostenere costi alti tra illuminazione, riscaldamento, vigilanza e pulizia con sanificazioni. Il futuro? Noi il 18 maggio ci aspettiamo che come da dpcm aprano anche nei nostri centri le altre attività al dettaglio, come avviene in centro città”, sottolinea.