La strage di portella della Ginestra. Per non dimenticare. Stamattina il Presidente Nello Musumeci si è recato a Piana degli Albanesi, per omaggiare le vittime della strage di Portella della Ginestra. Era il 1 Maggio 1947 quando morirono 14 innocenti, tra cui 3 bambini.
Si è fermato in raccoglimento dinnanzi alla stele, innalzata per ricordare il massacro che Nicolò Giuliano attuò, agli ordini della Mafia.
“Una pagina ancora oscura della nostra storia – ha poi commentato il presidente della Regione – che nel difficile Dopoguerra vide alleati banditismo politico e mafia, senza escludere alcune complicità dello Stato. Verso il sangue di quelle vittime innocenti tutta la comunità siciliana deve ancora oggi sentirsi in debito”
Sul posto anche Serafino, il superstite della strage, che racconta quei bui momenti. Quel giorno aveva 16 anni e si trovava al corteo dei contadini per la Festa del lavoro a Portella della Ginestra, quando dalla montagna i componenti della banda Giuliano cominciarono a sparare sui manifestanti. Una strage costata la vita a 14 persone, tra cui tre bambini.
“Da 73 anni festeggio il Primo maggio a Portella della Ginestra e per la prima non è come gli altri anni. E’ una cosa che mi rattrista molto – dice Serafino Petta -. Non esco da due mesi per la pandemia. Ma non ero mai mancato a quest’appuntamento. Lo devo alla mia gente, a chi ha combattuto, a chi lotta per i pericoli del presente. E come ogni anno non smetterò mai di chiedere verità e giustizia su questa strage. “Quel giorno – ricorda Petta – eravamo in quattro della mia famiglia, mio padre, mio fratello e mia sorella, di 7 anni. Io avevo 16 anni. Quando spararono, mi nascosi in una buca. Mia sorella era sul mulo con mio cugino, che la prese subito in braccio e il mulo scappò via. Io sono rimasto in quella buca fino alla fine della sparatoria”.
Una vicenda ancora oscura quella della strage di Portella della Ginestra. Dalle indagini effettuate negli anni successivi è emerso che Giuliano avesse comandato di sparare ad altezza d’uomo, ma alcuni suoi uomini erano infiltrati dei servizi segreti americani e spararono ad altezza d’uomo con armi della polizia e dell’esercito.
Secondo molti studiosi la strage di Portella della Ginestra fu il frutto di un intreccio tra Stato-mafia e servizi segreti. Giuliano fu usato come braccio armato dal potere, nella lotta con l’avanzare del Comunismo.