A “Banniata” o “Vanniata” Siciliana.
Se venite in Sicilia e soggiornate in una zona centrale che si trova vicino ad un mercato, c’è la possibilità che la mattina non vegliate svegliati all’alba dal tipico gallo, ma dalle grida degli “abbanniatori”.
All’inizio vi sembreranno parole incomprensibili, ma forse dopo un po’ vi sembreranno familiari. Oppure non lo saranno mai familiari, ma sappiate che stanno elogiando la propria merce.
L’Abanniata, anche detta Vanniata è la tipica cantilena strillata dei venditori nei mercati Siciliani.
Il verbo è abbanniare/banniare e deriva da bando. Era il banditore che si aggirava per il paese, gridando di fatto per le strade. La parola siciliana VANNIATA deriva da ABBANNIATA, che a sua volta pare abbia origine dal termine germanico “bandujan” (dare il segnale, dare il bando). Nonostante l’origine germanica della parola, però, la tradizione Siciliana è storicamente più legata al mondo arabo che a quello nordico.
La prima volte che ho sentito una “banniata Siciliana” avevo pochi anni. Quando mio padre mi portava con lui al mercato di Ballarò era sempre una gran festa. Ero estasiata dai colori della frutta esposta in grande spolvero, dai profumi della frittura e dello “sfincionello”, dalle urla dei venditori che facevano a gara affinché noi compratori li degnassimo di uno sguardo. Io non capivo fino in fondo, ero solo una bambina, ma quelle urla erano così cantilenate e musicali che mi sembravano una filastrocca.
La Vanniata oggi resiste anche nei piccoli quartieri storici o nelle feste di paese. Si sente nei venditori di “calia e simenza” (composta da ceci e semi di zucca), è lenta, monotona, ricorda una nenia araba.
Fuoriesce dalle bocche dei venditori porta a porta, che si aggirano per il paese a bordo della loto moto ape:
- L’arrotino, colui che si occupava della molatura o affilatura delle lame dei coltelli: “Arrota coltelli, forbici, forbicine, forbici da seta, coltelli da prosciutto! Donne è arrivato l’arrotino e l’ombrellaio; aggiustiamo gli ombrelli” ripeteva.
- Il venditore di sale che ripete: “Accattativi u sali, u’ sali è una cosa necessaria, accattativi u’ sali, e conservatelo. Quando mi cercate non mi trovate, senza sale non si può stare”
- Lo sfincionello che urla: “Che ciavuruuu, che cavuruuu”.
Questa è la Sicilia che ci piace, quella delle tradizioni millenarie, quella della gente semplice e dal cuore d’oro.