Inferto nuovo colpo al mandamento di Misilmeri, una lista civica alle elezioni comunali: 8 arresti. L’operazione anti-mafia dei carabinieri di Palermo è scattata all’alba di questa mattina.
E’ la prosecuzione dell’operazione “cupola 2.0”, che aveva già condotto in carcere 19 persone. Nelle intenzioni dei boss c’èra la volontà di candidarsi alle elezioni amministrative comunali con un proprio partito, una lista civica slegata da quasiasi partito politico.
Si sente nelle intercettazioni, “Dobbiamo candidarci senza partito e con i cristiani giusti”. Così facendo si sarebbero spartiti il territorio ed il potere senza problemi senza dover dipendere dall’appoggio di nessun politico esterno. L’operazione antimafia di questa mattina ha portato all’arresto di otto persone, sei sono finite in carcere e due ai domiciliari.
Le intercettazioni
Si erano incontrati più volte e di persona per trovare la persona da candidare, ma non sapevano di essere intercettati dai Carabinieri. Inferto un duro colpo al mandamento già decimato dall’operazione Cupola 2.0 che nel 2018 aveva smantellato la commissione di Cosa Nostra a Palermo. In quel contesto erano state già tratte in arresto 19 persone ritenute appartenenti al mandamento mafioso di Misilmeri-Belmonte Mezzagno, tra cui Filippo Salvatore Bisconti e Salvatore Sciarabba, co-reggenti del mandamento mafioso, Vincenzo Sucato, reggente della famiglia mafiosa di Misilmeri, e Stefano Polizzi, reggente della famiglia mafiosa di Bolognetta.
L’operazione antimafia di questa mattina ha portato all’arresto di otto persone, sei sono finite in carcere e due ai domiciliari.
Gli indagati, ritenuti vicini al mandamento mafioso di Misilmeri e Belmonte, sono accusati a vario titolo di associazione a delinquere di tipo mafioso, concorso esterno in associazione mafiosa, estorsioni aggravate dal metodo mafioso e violazione degli obblighi inerenti la sorveglianza speciale.
Dall’inchiesta sono emersi i retroscena di due summit organizzati da Sciarabba a casa di Noto, un imbianchino ora fuggito negli USA.
Inizialmente, si intercettavano le preoccupazioni di Sciarabba in merito ai “rischi che stavano correndo partecipando a una riunione del genere, ritenuta comunque necessaria poiché le problematiche che avrebbero dovuto affrontare non potevano essere sintetizzate nei soliti ‘pizzini‘”.
Poi il reggente del mandamento, dopo aver cercato di dirimere alcuni dissidi sorti tra gli uomini d’onore, “iniziava ad analizzare le diverse vicende prospettategli ed emanava le proprie direttive in merito: alle modalità con cui avrebbero potuto reperire un macchinario edile: il commerciante sarebbe stato convinto da uno degli uomini d’onore a ricevere in cambio un assegno post datato; alla necessità di ostacolare un imprenditore che stava eseguendo dei lavori di edilizia e stava fornendo il proprio cemento nel territorio di Bolognetta senza essere in possesso delle necessarie autorizzazioni mafiose”. A questo per i boss andava impedito di entrare fisicamente nel territorio, così che si sarebbero rivolti ad altri imprenditori di fiducia.
E poi ancora l’esenzione dal pagamento del pizzo di un fornaio che aveva recentemente subìto un grave lutto familiare o l’autorizzazione richiesta da Domenico Nocilla, uomo d’onore legato a Sciarabba, a rilevare un esercizio commerciale dove far lavorare i propri figli.
Nello stesso summit è emersa la necessità di infiltrarsi al’interno della amministrazione comunale con la “persona di fiducia”.